Ritorna la musica di Samuele Bersani. Dal 18 settembre il cantautore emiliano approda anche in radio con un nuovo singolo, un brano che anticipa il suo prossimo ed imminente lavoro discografico.
Il titolo dell’inedito è Harakiri, primo estratto da Cinema Samuele, un album di canzoni disponibile dal 2 ottobre.
Questa data segue il giorno del suo 50° compleanno, un traguardo importante che l’autore vuole festeggiare proprio con l’uscita di questo nuovo disco, per celebrare con la musica l’inizio del suo nuovo decennio di vita.
E per essere in tema cinematografico, Harakiri, come tutti gli altri nove inediti del progetto, non è inserita come “traccia” come avviene normalmente, ma come “sala”. Potremo ascoltare quindi Harakiri in “sala 5” e – come immagina il cantautore – saremo al buio a gustare un’emozione nuova dando colore ai pensieri, mentre siamo seduti comodamente su quelle poltrone di velluto rosso.
Harakiri, canzone scritta da Samuele Bersani e prodotta e arrangiata insieme a Pietro Cantarelli, affronta con nostalgia il vissuto quotidiano di un uomo, attraverso un suggestivo ed intimo realismo. Con un racconto poetico, il cantautore ci porta a riflettere sulla complessità della vita e sulla possibilità di avere nuove consapevolezze e occasioni di rinascita dopo momenti bui.
Harakiri è il ritratto di un uomo che riesce sorprendentemente a risalire dal suo abisso interiore.
Ecco l’audio della nuova canzone, mentre a fine articolo è disponibile il testo completo.
🎶 ENJOY! 🎶
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TESTO
Harakiri
Stava facendosi harakiri
Chiuso in un cinema porno francese
Ma dopo i primi tentativi
“Non è il momento” disse poi si arrese
Agli sviluppi della trama
Alla profondità dei dialoghi
Per arrivare all’astronave
Quella scatola tutta lamiere
Che non smetteva di tremare
E si appoggiava appena su due pietre
Aveva attraversato i campi
E si era aperto il mignolo di un piede
Canzoni d’amore altamente nocive
Per un cuore già troppo pulsante
Sapendo che in giro non c’era un dottore
Non stava mai lì ad ascoltarle
Davanti a uno specchio di carta argentata
Pensò “Guarda che fisico!
Potrei dire di aver fatto lo stuntman”
Si addormentò spontaneamente
Con il sonnifero lasciato in tasca
Con il sorriso deficiente
Di un imbucato al centro della festa
Sognò di avere un’aragosta
Ancora viva dentro ad una busta
Si era svegliato col cappotto addosso
Con una tanica di acqua di fosso
Da far bollire su un fornello
Tenuto in bilico con un ombrello
Che non poteva più aprirsi
Ma gli era utile per questo e quello
Persino a far finta di avere un fucile
Col quale difendersi quando
Provavano a superare il confine
Sparava bestemmie di marmo
Davanti ai ragazzi seduti sui cofani che lo provocano
Tirò giù anche l’ultimo santo
Poi dopo una serie di giorni infelici
Venne fuori vestito di bianco
Sembrava una lucciola in mezzo a un blackout
Per fargli un regalo
Anche il cielo di colpo si aprì a serramanico
Come se spalancasse un sipario