Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, “Se questo è un uomo” è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un’analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell’umiliazione, dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.
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Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò “Se questo è un uomo nel 1947”. Einaudi lo accolse nel 1958 nei “Saggi” e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo.
Primo Levi racconta di essere stato deportato ad Auschwitz nel 1944, anno in cui stavano diminuendo le uccisioni. In questo libro l’autore non vuole aggiungere nulla a quanto è noto a tutto il mondo circa i fatti atroci che avvennero in quegli orribili campi di morte. Piuttosto la sua intenzione è di fornire documenti per uno “studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano”.
“Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno. “